Liz Hickok crea incandescenti modelli, rigorosamente in scala, di siti urbani in gelatina, trasformando l’ordinario ambiente antropizzato in qualcosa d’inaspettato ed effimero. L’illuminazione dal basso trasforma le costruzioni della città di San Francisco in un gioiello simile a uno sfocato mosaico di colori, luminoso e voluminoso.
Il gelatinoso materiale evoca strani paralleli con le incertezze geologiche del paesaggio di San Francisco. La bellezza trasparente delle composizioni a prima vista seduce, ma la loro fragilità evoca la natura transitoria degli edifici. La gelatina dell’infanzia non solo è deperibile, ma anche incontrollabile: a seconda delle variabili di temperatura e di tempo gli edifici cominciano a sudare o liquefarsi, assumendo nuove forme. Le costruzioni esistono solo nel suo studio, occasionalmente crea delle installazioni gelatinose che le persone possono sperimentare direttamente. E se le fotografie evocano strani paesaggi immaginari, le installazioni si presentano come un’esperienza fisica che coinvolge l’olfatto, il movimento e il desiderio di assaggiare. Le sculture poi decadono, lasciando le fotografie e i video come unica testimonianza della loro esistenza.