martedì 30 giugno 2009

UNA STORIA DI PESCE E CONSERVAZIONE

Qual è il nesso tra scampi, acciughe, magari in salsa di pomodoro, e una guêpière o un reggiseno? E’ Odinea Pamici, artista triestina, che riveste con alimenti (molluschi, viscere varie, alici, ecc.) le parti intime del corpo femminile. Si tratta del solito legame tra piacere gustativo e desiderio sessuale… però guardando meglio, quelle viscere fanno pensare anche alla nostra deperibilità, “siamo ciò che mangiamo”, (alimenti deperibili = riferimenti alla morte e alla decomposizione). Allora la sorprendente Odinea va oltre, e per evitare la decomposizione passa alla conservazione, questa volta degli spazi, ricoprendo interamente le stanze della casa con l’alluminio, quello da cucina, in questo modo bagno, camera da letto e sala sono conservati e resi omogenei, identificati solo attraverso le loro forme originarie. Lo spazio è ora protetto, il proprio essere conservato, preservato.
Il legame tra lingerie, pesce, alluminio e conservazione è il lavoro domestico.
“Arrivò il mio turno quando l’uomo mi disse che l’arte è cosa da uomo e di tornare a casa e fare la calzetta, tornai appunto a casa e della calzetta feci il mio lavoro e della casa la mia professione. Ecco che iniziai a sviluppare una dimensione quotidiana vivendo l’arte come esistenza congiunta alle pratiche manuali, quello che si consuma all’interno della casa in gesti e rituali ripetuti, come nutrire, vestire, preparare la tavola, conservare il cibo. Conservare tutta la casa svolgendo il domopak su mobili e suppellettili”.
E’ così che Odinea Pamici ha trovato il filo conduttore della sua esperienza artistica, vero e proprio “oltraggio al pudore di voler essere madre, moglie e artista”.

FOLIE BOURGEOISE
UMORE ACQUEO
A LUNGA CONSERVAZIONE