lunedì 23 novembre 2009

GELATO AL SOLE

Lo spazio di Gordon Cheung (Londra 1975) è da post-test nucleare con tracce visibili di passate memorie mitologiche. Dai crateri fuoriesce una natura paradossale di rocce psichedeliche. Però niente paura, le rovine di questi strani mondi sono spesso avvolte o sormontate da una forma rotonda che ci rassicura un po’, meno male. I paesaggi di Cheung si disfano per effetto di scellerata opera umana: il colore cola mescolandosi, i profili si fanno incerti e le solide strutture cedono, squagliandosi come gelato al sole. Nella mia mente sono evocate televisive immagini di maquillage perfetto che cola sul viso dopo una notte di festa amorosa e di ghiacciaio che si scioglie rilasciando libere le tracce di antiche memorie.
Alcune delle sue opere si rifanno alle immagini originali del Paradiso Perduto di John Milton. Le illustrazioni del poema sono rivedute e corrette, contraffatte dal colore e sbalzate dallo spray; l’acrilico è usato come se fosse olio che deturpa dilagando ovunque. La base di ciascuna sua opera è “finanziaria”, preparata con uno sfondo di colonnine dei numeri di borsa ritagliate dal Financial Times. Pronta la base, di ottima carta inglese, ci scrive e disegna sopra con lo spray di cui prepara minuziosamente le originali sfumature di colore. Le colonne dei titoli azionari diventano così la struttura portante del suo mondo fantastico. Una realtà virtuale nella quale degli instabili numeri condizionano, volenti o nolenti, le nostre vite.