Che le scarpe creino dipendenza è un dato di fatto. Gli shoes-addicted (uomini e donne) però non ingrassano e non sono autodistruttivi. Si tratta di una dipendenza per lo più innocua, senza gravi effetti collaterali, che si manifesta col bisogno compulsivo all’acquisto del paio desiderato, che sia esposto sul banco del mercatino o nell’attraente vetrina del negozio in centro, poco importa. Cristiana Pacchiarotti però non si limita ad assecondare la pulsione, va oltre, sublimando la dipendenza per trasformarla in arte, ritraendo scarpe lucidamente, senza dare spazio all’interpretazione. L’oggetto è esaminato scientificamente da ogni angolazione, rappresentato come un progetto, con piante, prospetti frontali e laterali su uno sfondo bianco, privo di qualsiasi coordinata spazio-temporale (la Pacchiarotti è un architetto), l’effetto è fotografico. Le scarpe ritratte sono nuove di zecca, audaci come quelle maculate con tacco 12, tigrate, rosse da collegiale inquieta, romantiche floreali, nere stringate e allusive, tutte raffinate, particolari, griffate e costose. Non raccontano storie, nessun fine celato, nessun messaggio recondito trasmesso (che sollievo!). Unico intento della Pacchiarotti è quello di fermarle nel tempo, ritraendole all’apice del loro splendore, e se la moda cambia a ritmo frenetico, che importa, le scarpe immortalate rimangono lì, salve dall’oblio modaiolo.
Questa la galleria dei ritratti:
Cristiana Pacchiarotti, romana, si forma al Liceo artistico di Via Ripetta, ove incontra eterogenee personalità che l’avvicinano al mondo dell’arte; prosegue gli studi alla facoltà di architettura di Valle Giulia dove si laurea nel 1996 con indirizzo restauro e consolidamento degli edifici. La sua formazione prettamente storico-artistica la porta ad approfondire il campo dell’arte nelle sue forme più svariate che la indirizzano alla realizzazione di diversi allestimenti di pittura e architettura. Dipinge a Roma dove vive.