lunedì 9 marzo 2009

LONTANANZE E VICINANZE

Lontananza o vicinanza? Questo è il problema. La nostalgia, la prospettiva a volo d’uccello, o la rassicurante presenza, il primo piano inesorabile? Eppure c’è una terza via, la vicinanza che è anche lontananza, per vedere il particolare senza perdere la percezione del totale. Posizione non largamente diffusa ma possibile, a patto che la lontananza non diventi assenza e che la vicinanza non si trasformi in ingombrante presenza. Lontananza e vicinanza allora diventano condizioni imprescindibili, non più in antitesi.

Effetti
La visione in lontananza provoca un progressivo rilassamento oculare, la mirata si distende, libera dalla costrizione della concentrazione. Tale distensione da oculare diventa totale (la trasmissione avviene progressivamente come un’ondata imponente senza l’infrangersi finale) con conseguente dissolvimento del tumulto emozionale. Pace.
L’osservazione in vicinanza stimola l’occhio. L’effetto di propagazione dello stimolo è rapidissimo, i canali di diffusione molteplici (il controverso canale cerebrale, ma anche quello ormonale, cardiaco e sanguigno, ecc.), gli inevitabili effetti sono trasporto ed emozione ma anche curiosità d’intensità varia che può arrivare a generare, in taluni casi, entusiasmi sensibili e sensuali.
In lontananza i contorni non esistono, dove comincia questo e finisce quello? E’ impossibile saperlo (Ah! Misteriosa lontananza!). Gli unici si confondono per formare un nuovo unico.
La vicinanza mette a nudo ogni particolare, spietatamente, ma qualsiasi cosa, quando la si guarda da molto vicino, può sembrare altro, assumere una forma diversa (mai fatte osservazioni al microscopio?), allora ciò che appare noto, non lo è più (Il mistero della vicinanza).

Queste le tre vie di Ronchetti: Ultimo Piano, Secondo Piano, Primo Piano.
Ultimo Piano. – L’illuminazione, l’ora del giorno e la stagione dell’anno, come anche il vento e il tempo, hanno un’influenza sensibilissima sull’effetto delle lontananze; tuttavia, normalmente, queste acquistano una intonazione ariosa piuttosto fredda, tendente al grigio azzurrognolo.
Gli effetti complessivi delle modificazioni subite dagli oggetti lontani possono riassumersi nei seguenti.
I colori chiari si mantengono più a lungo e più facilmente visibili in lontananza, che quelli scuri, i quali, allontanandosi sono i primi a perdere la forza del loro tono. Il colore definito e assoluto degli oggetti si attenua tanto con l’aumentare della distanza degli oggetti, quanto con l’intercessione della torbidezza atmosferica.
Ora, sapendo che con la distanza gli oggetti scuri diventano più chiari e quelli chiari più scuri –quantunque non nello stesso grado, poiché la modificazione degli oggetti chiari avviene lentamente, mentre in quelli scuri si manifesta più rapidamente –è quindi evidente che le lontananze si devono trattare largamente, senza troppi dettagli e disposte a grandi masse di chiaroscuro, attenuato nelle ombre. E questo effetto vago non solo deve verificarsi nel chiaroscuro, ma anche nel colorito.
Nei casi più frequenti l’ultimo piano è rappresentato da montagne contrastanti col cielo; le quali richiedono molta attenzione nello sviluppo del loro contorno esterno e nella irregolarità di forma, nel colore e nel chiaroscuro dell’insieme.
Secondo Piano. – Quantunque nell’avvicinarsi verso il primo piano gli oggetti acquistino gradatamente maggior distinzione di colore, importa però che abbiano a mantenersi sempre intonati in modo che l’occhio abbia a passare piacevolmente e insensibilmente dall’ultimo al primo piano.
Primo Piano. – Nel primo piano il colorito e il chiaroscuro acquistano il loro maggior effetto di forza possibile, tanto più sul davanti, dove certi motivi di erbe toccati con decisione o delle accidentalità di terreno ben marcate, ecc., aiutano a portare avanti questa parte importante del paesaggio.

Da “La Composizione delle Tinte nella Pittura a Olio e ad Acquerello” di G. Ronchetti.