lunedì 5 ottobre 2009

JOSEPHINE

Josephine Baker nata Freda J. Mc Donald (detta Tumpy).

Freda. Nasce a St. Louis nel 1906 e trascorre l'infanzia in letti pieni di cimici. Prima è data a servizio a una donna che la lascia nuda (vestirla è un costo) e poi venduta a un vecchio che deve servire, compreso dormirci insieme. Ma Freda come reagisce? Balla. Sistemato un piccolo palco e alcune panche in uno scantinato, si esibisce per il suo pubblico di bambini. Ogni minuto libero lo passa ad assistere agli spettacoli di varietà nei locali dei dintorni o posteggiata davanti all’ingresso degli artisti. Sua amica è una serpe; una volta la porta a un funerale e le sfugge di mano provocando il panico tra i presenti; la bara, non ancora chiusa, si rovescia, il cadavere rotola fuori e alla fine la folla inferocita uccide la sua strisciante amica a bastonate. A 13 anni è già sposata. Tutto quello che il marito, un operaio metallurgico, porta a casa, Freda lo spende in vestiti.

Josephine. Con il successo seguito al debutto parigino arrivano i soldi veri, e l’idea di vestiti si amplia. Quando, nel 1928, parte da Parigi per Vienna, il suo “bagaglio” comprende, oltre al corteo di tirapiedi, amici, amanti e parenti, una segretaria, un autista, una cameriera, una macchina da scrivere, 2 cani, 196 paia di scarpe, un assortimento di abiti e pellicce, 64 Kg di cipria e 30.000 foto con autografo per gli ammiratori. Josephine suscita gli applausi del pubblico e l’oblio del pubblico. E’ magnetica sulla scena; ha le mani bucate; è insoddisfatta dei suoi capelli; ha bisogno di essere innamorata pur avendo un rapporto conflittuale con gli uomini. Per Josephine il sesso è vitale per poter recitare. Lo fa tra le quinte, in piedi prima di entrare in scena, con tutti i suoi compagni di danza, con i facoltosi da cui si fa pagare, con uomini famosi e con chiunque voglia avere, dove vuole e quando vuole.

Ma Josephine va oltre e discendendo continua a crescere. Discende in politica e nel sociale. Incomincia la guerra, ha 32 anni ed è in Francia. Fa passare oltre frontiera fino in Spagna e in Portogallo messaggi per conto della Resistenza francese, nascosti in mezzo agli spartiti. Essendo nera, è poi esclusa da tutti i teatri; corre il rischio di essere deportata. Si rifugia così in Marocco e s’impegna a salvare numerosi ebrei dai rastrellamenti. Dopo la liberazione di Parigi, procura generi di prima necessità a chi non se li può permettere, per i servizi resi è insignita della Légion d’Honneur e della Croix de Guerre. Il passo successivo è il ritorno in America, dove incomincia a fare i conti con le sue origini a St. Louis. E’ tra i primi militanti del movimento per i diritti civili, pretende che in teatro vengano assunti lavoratori neri e nel 1963 partecipa alla marcia su Washington contro il razzismo. Visita la Cuba di Castro. Martin Luther King e Ralph Bunche l’apprezzano per il suo impegno e all’FBI aprono un dossier (circa un migliaio di pagine) su di lei.

Josephine discende e cresce con l’adozione di 11 bambini di nazionalità diverse, che si batte per nutrire, mantenere uniti, mandare a scuola. Continua a fare tour e spettacoli per evitare l’esproprio dell’abitazione in campagna che è la loro vera casa e nella quale impegna tutto il denaro che le rimane. Salvata una volta da Grace Kelly e una seconda da Brigitte Bardot, alla fine la proprietà è ceduta ai creditori, Josephine e i suoi figli perdono tutto. Senza più un soldo e ormai vecchia, dà il suo ultimo trionfale spettacolo a Parigi, pochi giorni prima di morire, il 12 aprile del 1975.
Ascesa e caduta. E’ uno dei modelli archetipi della vita. Ma ciò che importa è come si cade, lo stile della caduta. I 30 minuti di ovazione (il pubblico non si decideva a lasciare il teatro) che Josephine Baker riceve a Parigi l’ultima settimana sono rivolti sia a lei che alla lunga e lenta discesa dentro i mali sociali del fascismo, razzismo, abbandono…. Josephine discende, cioè cresce, ubbidisce alla legge di gravità, asseconda la curva discendente che accompagna l’invecchiamento. Vive tutte le fasi del suo ciclo vitale con godimento e consapevolezza. Per me straordinario esempio di cerchio che si chiude, di vita pienamente vissuta.

Fonte: “Il Codice dell’Anima” di James Hillman