Deborah Luster è una fotografa che stampa immagini in bianco e nero su lastre d’alluminio, lisce e non deperibili, dunque eterne. Foto come cammei d’altri tempi che rivelano gente e luoghi intorno al Mississippi. Quelli dell’Arkansas dei quapaw e dei Cherokee, della Louisiana e del Tennessee di Nashville. Luster rende eterni Donald, il tatuato raccoglitore di cotone (il tuo sguardo è torvo o è il sole che ti socchiude gli occhi?), dal piglio concreto ma attitudine avventurosa e poi Costance, di bellezza fine da bocca a cuore e sguardo fiero, che scruta. Luster rivela la schiena di Steven, il poderoso e sensuale, che muove una donna aperta e disponibile accanto a un cuore famelico, da vero maschio di frontiera, e poi Eddie, lontano e perso dentro una bandiera. Però il dubbio mi coglie… forse Steven cuore affamato è già riuscito a saziarsi e ora è un tranquillo impiegato dal passato inquieto...
Continuo a controllare i dettagli e arrivo a Barbara, la barca bianca a 3 alberi salpata chissà dove e agli edifici ingabbiati dalla rete metallica: su quello più basso, intravedo una scritta, ingrandisco e riesco a leggere a malapena “I MISS (…) DAD”, un indizio di dolore per mancanza. Luster mi mostra occhi tondi che guardano luoghi una volta abitati, quelli sopravvissuti a uragano e alluvioni, le strade vuote, la sterpaglia, l’abbandono e il lavoro delle mani grandi della donna col fazzoletto. Luster mi rivela case come gusci vuoti e segnali di risolutezza, desolazione e possibilità, quella che si legge negli sguardi scrutanti o sognanti della gente che vive intorno al Mississippi.
I ritratti
I luoghi
... e Barbara