Ogni tela di Andrew Sendor contiene uno spazio espositivo dove video, quadri, fotografie ed esseri umani ritratti in modo sconcertante, come fossero creature imbalsamate, occupano lo stesso spazio. I contegnosi e anonimi personaggi ritratti, sono contrapposti a fondali dai vividi paesaggi senza tempo e amplessi amorosi immersi in una luce eterea trascendente. Le sue figure sono accurate al dettaglio, quasi fotografico, talvolta racchiuse in scatole incontaminate di plexiglass, misteriosamente congelate su piedistalli, come le statue nei cimiteri. Avvolti in quest’atmosfera quasi sacrale, i suoi dipinti sono come atti sequenziali in una commedia romantica che tratta di spiritualità e di natura inconoscibile. I personaggi raffigurati solo apparentemente funzionano come soggetti, è la cornice in cui si trovano, nelle e tra le opere d’arte appropriate, che genera le domande senza risposta. E Sendor, muovendosi in modo intelligente e inconsueto attraverso una rete di temi filosofici, come il tenue confine tra sacro e profano, le contiene tutte all’interno del suo peculiare spazio pittorico.