lunedì 30 marzo 2009

MANGA MAN

Manga Man è Takashi Murakami, la riscossa di quei ragazzi, giapponesi e non, cresciuti al chiuso, misantropi lettori di fumetti, giocatori di videogames indefessi e un po’ sfigati, figli della subcultura Otaku. Manga Man li riscattata tutti, trasforma la subcultura in arte e s’inventa il “Superflat”, termine storico-artistico, riutilizzato e rivoluzionato, che rievoca la caratteristica mancanza di prospettiva nell’arte orientale.
Superflat = elementi formali tradizionali (assenza di profondità, colore piatto, contorni precisi e marcati) + manga.
Dai piani di colore superflat spuntano fuori Mr. Dob, gli occhi fuori dalle orbite, che scruta il mondo da infiniti punti di vista, il coniglietto Kai Kai, le signorine Ko2, una folta schiera di animali fantastici con denti aguzzi e occhi molteplici, fiori sorridenti e poi le sculture, prosperose ragazzine formato gigante. Murakami Takashi è la rotta di collisione tra cultura psichedelica, manga e arte pura, un’esplosione creativa di vasta portata che travolge e conquista anche la classica Maison Vuitton che finalmente trasgredisce reclutandolo come primo collaboratore. Trasforma il monogramma della Maison che diventa policromo e divertente con l’aggiunta di 33 colori su sfondo bianco o nero, le borse si riempiono di ciliegie, il tessuto diventa mimetico, omaggio a Big Jim e Warhol.
La sua ultima passione è l’arazzo-tappeto, il Flowerball in edizione limitatissima con materia prima pregiata e manifattura maniacale di 20 nodi a cmq (3mq di tappeto = 3 mesi di lavorazione).
Manga Man, dunque, è un marketing artist. Nel 1996 supera l’atelier e fonda l’Hiropon Factory, una vera e propria fabbrica con catene di produzione e management, tanto efficiente che qualche anno dopo diventa azienda, la Kaikai Kiki Co. Ltd. con oltre 100 dipendenti. Dalla Kaikai escono spille a missile, giocattoli, portachiavi, T-shirt e una fiera d’arte biennale, la Geisai.
Quello che non produce per sé, Murakami lo inventa per Vuitton. Creare economici prodotti di consumo o articoli di lusso a prezzi esorbitanti fa parte dello stesso progetto artistico. Cultura alta che sfida quella bassa e cultura bassa che nutre quella alta. E che importa se i "puristi" dell’arte s’indignano. Perché un artista deve essere per forza uno spiantato? Murakami dimostra che si può essere grande artista e genio del business. Finalmente un altro luogo comune superato.
Takashi Murakami (1962) è pittore e scultore giapponese. Ragazzino tutto casa e manga è stato, ed è, appassionato collezionista di piante grasse. Studia arte presso la Tokyo National University of Fine Arts and Music cominciando la sua trasformazione da ragazzo misantropo ad artista di fama mondiale. Dapprima s’inventa il Poku, sintesi di pop e Otaku, per poi passare al Superflat, teorizzato nel suo saggio "A Theory of Super Flat Japanese Art". Nel 1996 fonda la Hiropon Factory, il laboratorio che lo assiste nella realizzazione dei suoi lavori e nella pianificazione del merchandising a essi collegato. Nel 2002 la trasforma in azienda, la Kaikai Kiki. Nello stesso periodo comincia la sua collaborazione con la maison Vuitton. Attualmente vive e lavora in Giappone e a Parigi.