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Cris Brodahl parte da immagini disparate, prese da differenti fonti, che assembla e condensa in quadri instabilmente introspettivi, resi con naturale fotorealismo. Le sue tele sono come smontate e rimontate, i suoi ritratti seducenti e mostruosi: il mono occhio che vede tutto, gli accessori piumati, le pellicce, i corpi, le pieghe della pelle e le mani disincarnate sono chirurgicamente assemblate in sconnesse composizioni, secondo le regole dell’attrazione e della repulsione. Attraverso l’amalgama delle forme ottiene un’immagine di bellezza fratturata con conseguente disagio psicologico in toni seppia e gradazioni di grigio che generano confusione tra spazio bi e tridimensionale. Lo scopo del suo lavoro è quello di esaminare la costruzione dell’illusione e dell’artificio incentrati intorno alla forma femminile utilizzando la decostruzione dell’immagine come strumento per un’invenzione plausibile dunque possibile.