Susan Burnstine evoca immagini fugaci utilizzando macchine fotografiche assemblate con lenti di plastica e frammenti di giocattoli. Fotocamere create con parti di apparecchi d’epoca, oggetti casuali o d’uso domestico allo scopo di renderle imprevedibili e di natura incerta come le immagini che riproducono. Burnstine è in grado di mostrare così le cose incredibili che accadono quando il mondo reale e quello onirico si sfiorano come miraggi che rimangono in noi, anche se solo in ombra. Riesce a catturare le sfuggenti immagini individuate con la coda dell’occhio che svaniscono nel momento in cui ci giriamo a guardare, ma di cui rimangono le impronte.