La pelle (o cute) è il nostro involucro esterno. La sua apparenza non è uniforme a causa della presenza di follicoli piliferi e di disegni complessi che variano da individuo a individuo (i solchi dei polpastrelli, unici e inimitabili, le rughe, ecc.). Tra le sue molteplici funzioni, protegge le sottostanti carni (muscoli, interiora e organi interni) e la scheletrica struttura portante; permette la nostra sensibilità tattile e la regolazione termica. La seconda pelle, l’abito o il tessuto, protegge la prima dalla sua vulnerabilità agli agenti atmosferici, ricoprendola come un’armatura fatta di trama che intreccia l’ordito. Questa ce la scegliamo a seconda del personale gusto e al variare delle stagioni. Si dice ci sia anche una terza pelle, la nostra cultura, che ci resta cucita addosso nonostante spostamenti e trapianti in vari punti del globo terrestre. La prima pelle, come la terza, non si sceglie ma è data. L’aspetto dipenderà dalla combinazione genetica trasmessa dai relativi genitori biologici. Questo, però, non vuol dire che il suo aspetto non possa cambiare. Tatuaggi e tiraggi, sbiancamenti e abbronzature possono modificarne l’aspetto e la tonalità in modo temporaneo o definitivo. Ma non è necessario arrivare a tanto, si può anche cambiar pelle rivoluzionando completamente la propria vita, oppure dipingendola con vivaci colori, come fanno alcune popolazioni tribali o ancora, come fa l’inglese Alvin Booth che fotografa corpi femminili rivestiti di forme, colori e giochi di luce, come tessuti impalpabili e temporanei. Alvin Booth evidenzia bocche meglio del botox, senza anestesia ma col solo gioco creativo.