Il processo creativo di Amanda Clyne comincia dalla demolizione delle immagini tratte da riviste di moda. Ritaglia quelle che le interessano, le ristampa su una superficie liscia che rende liquido l‘inchiostro, e infine le fotografa ormai fluide e dissolte nel tempo. Dai frammenti di queste fotografie compone poi una nuova immagine, ne dipinge gli spostamenti e le scaglie, negando a chi guarda la risoluzione ormai inafferrabile.
Chi guarda i suoi quadri è portato a fare un passo indietro, a fissare i frammenti inconciliabili e gli impenetrabili punti ciechi per cercare una soluzione a forme sempre sfuggenti. Lo spettatore che apprezza il movimento seducente e l’immagine, ormai disciolta, s’intrecciano così in un ritratto che diventa attivo attraverso l’esperienza del guardare.
Chi guarda i suoi quadri è portato a fare un passo indietro, a fissare i frammenti inconciliabili e gli impenetrabili punti ciechi per cercare una soluzione a forme sempre sfuggenti. Lo spettatore che apprezza il movimento seducente e l’immagine, ormai disciolta, s’intrecciano così in un ritratto che diventa attivo attraverso l’esperienza del guardare.