domenica 17 luglio 2011

TENEREZZA D’ACQUERELLO E VIOLENZA D’INCHIOSTRO

Marcel Dzama ritrae strane figure (animali, mostri, spettri e demoni) alle prese con l’essere umano che è diretto/accompagnato verso un qualcosa di non ben chiaro (una salvezza? una drammatica fine?). Una narrazione che cattura per l’acerbo dei colori, il grottesco delle forme e l’immediatezza comunicativa, con effetto efferato o infantile. Il linguaggio secco e un po’ truce di Dzama crea un gioco fantasioso e tragico. Le scene più cruente sono rivestite d’insolita innocenza, d’atmosfere rarefatte di scenari sanguinolenti in cui prendono vita personaggi grotteschi e folli. Figurine, tanto ironiche quanto tetre e inquietanti, generate dalla tenerezza dell’acquerello unita alla violenza dell’inchiostro, col fine di essere poi appoggiate con cura, come fossero statuine, nella delicatezza di un ambiente candido come la neve, sfondo ideale, dove ancor più risalta la rudezza delle psicosi dell’uomo.