Chet is Back! E’ un vecchio LP del 1962 (RCA) che faceva parte della riserva musicale della mia famiglia (a cui attingevo spesso con avidità tutta infantile). E’ così che ho incontrato Chesney Henry “Chet” Baker Jr., egregio trombettista jazz… del cool jazz. L’atteggiamento jazzistico cool (inteso come rilassato e figo) emerge alla fine degli anni ’40, caratterizzato da atmosfere rarefatte e ritmica rilassata, in contrapposizione ai tempi frenetici e staccati del bebop allora imperante. Si afferma in California, supportato dal beatnik (movimento letterario di cui facevano parte Kerouac e Ginsberg).
Chet Baker è lì, in California, che esce allo scoperto, con Gerry Mulligan, sax baritono: “My Funny Valentine” è il capolavoro di quella fase esplosiva, esterna e pubblica. Da allora incomincia la danza, non si risparmia, suona e incide dischi, fonda suoi quartetti, collabora con musicisti fenomenali, sembra instancabile. Si ferma solo per cause di forza maggiore, come quando gli spaccano tutti i denti anteriori nel 1966, a causa di una colluttazione… Sì, perché Chet Baker è inquieto, droghe e conseguenze lo segnano ma non lo fermano… Chet is Back! E’ tornato, ha imparato nuovamente a suonare la tromba con la dentiera e via… Dalla California si trasferisce a New York, poi in Europa dove collabora con musicisti del calibro di Elvis Costello, e poi il Brasile…
Nel frattempo Chet Baker giunge a una straordinaria maturità artistica. Nel suono della sua tromba non c’è traccia alcuna della sua corsa inquieta. L’inquietudine l’ha sempre tenuta per sé, condizione privata e intima, la musica ne è sempre stata fuori. Dalla sua tromba sono usciti solo suoni morbidi come il velluto. I suoi assoli sembrano conversazioni rilassate di argomento vario e interessante e la sua voce, quando si ha la fortuna di ascoltarla, è da ragazzo, anche quando canta in età matura. Il film in bianco e nero, "Let’s get Lost" - "Perdiamoci" di Bruce Weber, uscito lo stesso anno della sua morte, è un documento straordinario. Chet Baker muore a 58 anni, la sua corsa s’interrompe cadendo dalla finestra di un albergo di Amsterdam nel 1988, probabilmente sotto l’effetto di droghe. Sembra tutto finito ma non è così… Chet is Back! E’ qui, stampato nella mia memoria, per sempre.
Chet Baker è lì, in California, che esce allo scoperto, con Gerry Mulligan, sax baritono: “My Funny Valentine” è il capolavoro di quella fase esplosiva, esterna e pubblica. Da allora incomincia la danza, non si risparmia, suona e incide dischi, fonda suoi quartetti, collabora con musicisti fenomenali, sembra instancabile. Si ferma solo per cause di forza maggiore, come quando gli spaccano tutti i denti anteriori nel 1966, a causa di una colluttazione… Sì, perché Chet Baker è inquieto, droghe e conseguenze lo segnano ma non lo fermano… Chet is Back! E’ tornato, ha imparato nuovamente a suonare la tromba con la dentiera e via… Dalla California si trasferisce a New York, poi in Europa dove collabora con musicisti del calibro di Elvis Costello, e poi il Brasile…
Nel frattempo Chet Baker giunge a una straordinaria maturità artistica. Nel suono della sua tromba non c’è traccia alcuna della sua corsa inquieta. L’inquietudine l’ha sempre tenuta per sé, condizione privata e intima, la musica ne è sempre stata fuori. Dalla sua tromba sono usciti solo suoni morbidi come il velluto. I suoi assoli sembrano conversazioni rilassate di argomento vario e interessante e la sua voce, quando si ha la fortuna di ascoltarla, è da ragazzo, anche quando canta in età matura. Il film in bianco e nero, "Let’s get Lost" - "Perdiamoci" di Bruce Weber, uscito lo stesso anno della sua morte, è un documento straordinario. Chet Baker muore a 58 anni, la sua corsa s’interrompe cadendo dalla finestra di un albergo di Amsterdam nel 1988, probabilmente sotto l’effetto di droghe. Sembra tutto finito ma non è così… Chet is Back! E’ qui, stampato nella mia memoria, per sempre.