domenica 5 dicembre 2010

UNA PROVOCAZIONE GLORIOSA

Yinka Shonibare è artista nella vita e nell’opera. Affascinato dal processo di seduzione e dal potere della finzione è provocatoriamente disubbidiente con propensione al salutare godimento. Tutto questo si traduce, nel suo lavoro, in un’inclinazione verso l’abbondanza visiva e l’uso fecondo di colori, bagliori e suggestioni. La provocazione raggiunge il culmine nelle sue installazioni, con manichini decapitati e abbigliati con costumi settecenteschi ma riprodotti con stoffe a stampe batik che marcano la contaminazione tra cultura europea ed elementi della tradizione culturale africana dalla quale lui proviene. E dato che, in tutte le culture, gli abiti rappresentano forme d’identità, facciate mobili e apparenti, Shonibare li utilizza così: “L’eccesso è il solo mezzo di sovversione legittimo. Vorrei produrre il fantastico, cerco di raggiungere l’estasi. Desidero ardentemente il godimento, il mio desiderio di una bellezza radicale mi provoca un genere di dolore che mi colpisce fino in fondo all’anima. Il degenerato etnico deve disubbidire, ma la sua disobbedienza non deve essere mai degenerata, deve restare costantemente dignitosa. Il degnato etnico deve abbigliarsi per impressionare, è un modo di prendersi la propria libertà. L’esteta etnico deve avere un’eleganza che si impone, perché questo è un affronto allo status quo. Il piacere nel vestire è il gesto più assertivo che possa essere fatto dal già degenerato. Un degenerato che presta attenzione all’abbigliamento mette in atto una provocazione imperdonabilmente gloriosa”.