lunedì 2 marzo 2009

AFRODITA E BABETTE

Afrodita e Babette hanno ampliato il mio orizzonte culinario, prima limitato a una concezione dell’alimento pragmatica (cibo=sopravvivenza, mezzo che fornisce l’energia necessaria al buon funzionamento dei miei organi vitali) e conflittuale (cibo=calorie, controllo sistematico del cibo in entrata). Sono loro che hanno squarciato il velo grigio della mia reticenza culinaria, raccontando il rito in tutte le sue fasi e le relative trasformazioni, interne ed esterne, che l’esperienza provoca nel genere umano (euforia, risveglio dei sensi, sguardo vivace, leggera languidezza, ecc.). Afrodita è un imprevedibile scritto dell’Allende che tratta arte culinaria ed erotismo con sfrontata raffinatezza. Un’ode al ritrovato gusto della vita, smarrito dall'autrice solo temporaneamente. Il Pranzo di Babette è un eccellente film che registra i mutamenti dell'animo sollecitato dal buon cibo. Il risveglio dei membri di una piccola e frugale comunità danese, procurato dal sontuoso pranzo di Babette. L'Allende esordisce così: “l’arte culinaria è un’esperienza che coinvolge tutti i sensi”. E chi ci aveva mai pensato… Poi, continuando la lettura, tutto diventa chiaro, ammesso che ci sia predisposizione e curiosità al coinvolgimento in questione.
Come tra gli umani, l’attrazione comincia da lontano, con la vista (gli altri sensi entrano in gioco a minor distanza), così il cibo entra dagli occhi. La freschezza degli ingredienti naturali dovrebbe essere sufficiente, però l’instancabile creatività umana è portata a cucinare, mescolare, trasformare e decorare gli alimenti che arrivano sulla tavola, palcoscenico del rituale culinario. Questa non deve essere troppo pretenziosa altrimenti mette soggezione (e se sbaglio posata?), ma è meglio perdersi nei riflessi di un bicchiere di cristallo, magari ricolmo di vino rosso, piuttosto che bere da un bicchiere di plastica. La tavola di Babette è sontuosa e raffinata. Gli ingredienti, le bevande, la tovaglia bianca, i cristalli e le stoviglie della migliore qualità provengono da Parigi, dove lei viveva, un tempo famosa cuoca, prima di rifugiarsi in Danimarca.
L’esplorazione dei sensi continua, dalla visione della tavola all’olfatto, il nostro senso più antico. Afrodita sostiene che i profumi della buona cucina non solo ci fanno venire l’acquolina in bocca, ma provocano anche un desiderio, non erotico, ma molto simile… E’ certo che il potere evocativo di un aroma è potente. Può riportare indietro a volti o immagini credute dimenticate, perse in angoli della memoria. Un profumo può risvegliare suggestioni culinarie già provate o ricordi infantili assopiti.
Il gusto comincia dal ricordo. E la parte essenziale di questo piacere risiede negli altri sensi, la vista, l’olfatto, il tatto e perfino l’udito. Afrodita prende a esempio la cerimonia del tè in Giappone. “Il gusto della bevanda è la cosa meno importante (il tè tra l’altro è amaro), però la serena intimità delle pareti nude, la forma essenziale degli utensili, l’eleganza del rituale, la concentrata armonia dei gesti di chi offre il tè, la quieta riconoscenza di chi lo riceve, l’odore tenue del legno e carbone, il suono del mestolo che mescola l’acqua nel silenzio della stanza, tutto costruisce una celebrazione per l’animo e i sensi”. Straordinaria è anche la trasformazione registrata sui volti dei commensali di Babette nella fase del pregusto e del gusto. I lineamenti dei volti, prima tirati, si distendono, le prospettive si ampliano: ciò che prima sembrava perduto, dopo sembra possibile. Non si perde nulla è tutto un guadagno. Babette investe il tutto il denaro vinto a una lotteria per un pranzo donato agli amici più cari, per molti è la rinuncia a una vita agiata, ma non è così, il piacere procurato è massima soddisfazione.
L’ultima parte di Afrodita è una raccolta di ricette semplici da preparare. Ho scelto quella del Guacamole, in castellano.
GUACAMOLE
Salsa mejicana de avocados (o aguacate) que en ese pais sempre se pone sobre la mesa. Cuando sobra pescado del dia anterior, improvise un platillo afrodisiaco agregandole esta salsa para servirlo frio. No se puede guardar, porque se pone oscura, por eso la preparo poco antes de usarla. Tambien sirve come hors d’oeuvre para untar tostadas, papas fritas o tortillas crujientes.
Ingredientes: 2 avocados grandes maduros; 1 chile verde picado fino; 2 tomates regulares pelados, picados, sin pepas ni jugo; 2 cucharadas de aceite de oliva; 1 yema de huevo batida; 1 cucharada de jugo de limon; 1 cucharadita de salsa inglesa Worcestershire; sal.
Preparacion: Guarde los avocados sin pelar hasta el final. Junte los demas ingredientes y dejelos macerar por una hora. Antes de servir agregue la yema disuelta en jugo de limon. Añada los avocados recien pelados, ligeramente machacados con un tenedor. Esta precaucion final es para que el guacamole no oscurezca. Guarde en lugar fresco.