Si è colpiti dalla reverenza con cui gli occhi di Mark Citret si avvicinano alle cose. La leggerezza con cui vede la semplice e sottile bellezza che è quasi invisibile e sempre più spesso ignorata dai passanti. Scopre i segreti nascosti Citret, cose che esistevano in un momento particolare, di sfuggita e solo per lui. Coglie le connessioni significative tra luce, manufatti ed elementi, tutti transitori. Il senso di consapevolezza espansiva, che per Citret è prerequisito per la fotografia, gli permette di accorgersi della quotidianità, piccoli flash di intuizione che arrivano e vanno via spesso prima che si possa coglierli pienamente o apprezzarli. Oggetti che molti di noi tendono a non notare, come un elenco telefonico esposto alle intemperie, in qualche modo, toccante ai suoi occhi. Le sue immagini sono una sorta di meditazione del vedere e, anche se raramente contengono forme umane, sono testamenti potenti del rapporto tra presenza umana e natura transitoria.