Nel 1872 l’allora governatore della California chiese a Eadweard Muybridge di confermare una sua ipotesi: durante il galoppo del cavallo esiste un momento nel quale tutte le zampe sono sollevate da terra. Era infatti convinzione comune che il cavallo si staccasse completamente da terra nella posizione di massima estensione. Nel 1878 Muybridge fotografò un cavallo da corsa utilizzando 24 fotocamere sistemate parallelamente lungo un tracciato; ogni macchina era azionata da un filo colpito dagli zoccoli del cavallo. La sequenza di fotografie, nota come The Horse in Motion, dimostrò come gli zoccoli si sollevassero dal terreno contemporaneamente, ma non nella posizione di completa estensione.
I risultati di Muybridge modificarono completamente la convinzione precedente e influenzarono anche l’attività dei pittori, che si affidarono sempre più alla fotografia per meglio riprodurre ciò che l’occhio umano confondeva. Muybridge, personaggio controverso (uccise l’amante della moglie per poi essere assolto), continuò le sue ricerche per approfondire la cattura del movimento nella fotografia. Precorse la biomeccanica utilizzando la tecnica della cronofotografia per studiare le leggi meccaniche che governano gli organismi viventi. Fissò lo svolgimento del moto in una successione di scatti che sospesero i gesti nello spazio, bloccandoli, a intervalli regolari, nel tempo.