Johannes Elias Alder sentì come un tuono erompergli nel petto. Quindi accadde il prodigio: quel pomeriggio del suo quinto anno di vita udì il suono dell’universo.
Lo schianto che avvertì nelle orecchie fu tale da perdere l’equilibrio e da cadere supino nella neve. Mentre scivolava il suo udito si moltiplicò e iniziò la metamorfosi. I bulbi degli occhi sporsero bruscamente dalle loro cavità. Le pupille si dilatarono e fluttuarono sul bianco dell’iride: il loro colore naturale - un verde malinconico - svanì per fare posto a un giallo squillante e velenoso. Poi la spina dorsale s’inarcò e gli si gonfiò l’addome. Il volto di Elias assunse un’espressione spaventosa, come se tutto lo strazio del mondo vi si fosse concentrato per lasciare la sua impronta. Non siamo in grado di stabilire quanto a lungo rimase sdraiato nella neve. Secondo le misure umane forse qualche minuto, secondo quelle divine forse anni.
All’orecchio di Elias si schiuse un mondo di suoni, di voci e rumori che non aveva mai udito prima con tanta chiarezza. Non basta dire che li udiva: li vedeva. Vide l’aria condensarsi e poi di nuovo espandersi con ritmo incessante. Scrutò con orecchio teso paesaggi e luoghi sotterranei a mille miglia di distanza…
Suoni e rumori si abbattevano sulle sue orecchie con inaudita violenza. Un pandemonio di battiti cardiaci, uno scricchiolare di ossa, un ronzare modulato di infinite vene e arterie, un frastuono incredibile di salive inghiottite, strilli e mormorii, canti e gemiti, pianti e singhiozzi, sospiri e respiri affannosi: fino all’ultimo risuonare delle corde vocali sulle porte del silenzio e al ronzio metafisico dei pensieri. E più il suo udito si allargava, più pittoresco si faceva il paesaggio sonoro.
Venne poi il concerto indescrivibile della vita animale e di ogni vita, e la varietà interminabile dei solisti. Il muggire delle mandrie e il belare delle greggi, lo sbuffare e il nitrire dei cavalli, il tintinnare delle cavezze, il leccare sale della selvaggina e lo schioccare delle code, il grugnire e il voltolarsi dei maiali, e poi cinguettii e battiti d’ali, un rosicchiare di denti avidi e un becchettare, uno scavare e un raspare di zampe…
E poi scenari più lontani e abissali: i mostri delle profondità marine, il canto dei delfini, i lamenti grandiosi delle balene in agonia, gli accordi misteriosi dei grandi branchi di pesci, il ticchettio del plancton, le fruscianti volute dei pesci che depongono le loro uova, il fragore delle inondazioni e degli immani crolli sotterranei, il rombo assordante delle colate di lava, il canto delle maree, lo spumeggiare delle onde, il sibilo dell’acqua succhiata dal sole, il sussurrio e lo schianto titanico dei cori di nuvole, il suono limpido della luce…
Che Elias sia sopravvissuto a un’aggressione acustica di tale violenza - che non abbia perso la ragione o non sia perlomeno diventato sordo all’istante - ha dell’incredibile.
Dopo quell’atroce esperienza visionaria le sue deformazioni fisiche rientrarono senza lasciar traccia. I globi oculari si ridussero alle loro dimensioni originarie, la spina dorsale si raddrizzò, gli arti contratti si distesero. Soltanto le pupille, ora di un giallo squillante, non ritrovarono più il loro malinconico verde autunnale.
Questo è un estratto della storia del musicista Elias, raccontata dall’austriaco Robert Schneider. Un romanzo poetico quanto amaro, dedicato a uomini e donne di straordinario talento non conclamato, né riconosciuto per circostanze ambientali. Il racconto della sua vita non è che un triste bilancio di omissioni e mancanze: commesse da tutti coloro che pur intuendo il suo grande talento, lo lasciano deperire per indifferenza o pura stupidità, o per pura invidia. Peccato. Dotato di musicalità straordinaria e inaudita, ma vissuto in un lugubre e isolato villaggio delle Alpi austriache nei primi anni dell'Ottocento, non sapeva leggere una nota, ma sentiva la musica e le voci del mondo.
Robert Schneider è nato a Bregenz, in Austria, nel 1961. Dopo anni di studi musicali si è dedicato alla letteratura. I suoi romanzi sono pubblicati da Einaudi: Le voci del mondo (Premio Grinzane Cavour nel 1995), Maudi che camminava sull'aria, Cara signora America e Ombre.
Lo schianto che avvertì nelle orecchie fu tale da perdere l’equilibrio e da cadere supino nella neve. Mentre scivolava il suo udito si moltiplicò e iniziò la metamorfosi. I bulbi degli occhi sporsero bruscamente dalle loro cavità. Le pupille si dilatarono e fluttuarono sul bianco dell’iride: il loro colore naturale - un verde malinconico - svanì per fare posto a un giallo squillante e velenoso. Poi la spina dorsale s’inarcò e gli si gonfiò l’addome. Il volto di Elias assunse un’espressione spaventosa, come se tutto lo strazio del mondo vi si fosse concentrato per lasciare la sua impronta. Non siamo in grado di stabilire quanto a lungo rimase sdraiato nella neve. Secondo le misure umane forse qualche minuto, secondo quelle divine forse anni.
All’orecchio di Elias si schiuse un mondo di suoni, di voci e rumori che non aveva mai udito prima con tanta chiarezza. Non basta dire che li udiva: li vedeva. Vide l’aria condensarsi e poi di nuovo espandersi con ritmo incessante. Scrutò con orecchio teso paesaggi e luoghi sotterranei a mille miglia di distanza…
Suoni e rumori si abbattevano sulle sue orecchie con inaudita violenza. Un pandemonio di battiti cardiaci, uno scricchiolare di ossa, un ronzare modulato di infinite vene e arterie, un frastuono incredibile di salive inghiottite, strilli e mormorii, canti e gemiti, pianti e singhiozzi, sospiri e respiri affannosi: fino all’ultimo risuonare delle corde vocali sulle porte del silenzio e al ronzio metafisico dei pensieri. E più il suo udito si allargava, più pittoresco si faceva il paesaggio sonoro.
Venne poi il concerto indescrivibile della vita animale e di ogni vita, e la varietà interminabile dei solisti. Il muggire delle mandrie e il belare delle greggi, lo sbuffare e il nitrire dei cavalli, il tintinnare delle cavezze, il leccare sale della selvaggina e lo schioccare delle code, il grugnire e il voltolarsi dei maiali, e poi cinguettii e battiti d’ali, un rosicchiare di denti avidi e un becchettare, uno scavare e un raspare di zampe…
E poi scenari più lontani e abissali: i mostri delle profondità marine, il canto dei delfini, i lamenti grandiosi delle balene in agonia, gli accordi misteriosi dei grandi branchi di pesci, il ticchettio del plancton, le fruscianti volute dei pesci che depongono le loro uova, il fragore delle inondazioni e degli immani crolli sotterranei, il rombo assordante delle colate di lava, il canto delle maree, lo spumeggiare delle onde, il sibilo dell’acqua succhiata dal sole, il sussurrio e lo schianto titanico dei cori di nuvole, il suono limpido della luce…
Che Elias sia sopravvissuto a un’aggressione acustica di tale violenza - che non abbia perso la ragione o non sia perlomeno diventato sordo all’istante - ha dell’incredibile.
Dopo quell’atroce esperienza visionaria le sue deformazioni fisiche rientrarono senza lasciar traccia. I globi oculari si ridussero alle loro dimensioni originarie, la spina dorsale si raddrizzò, gli arti contratti si distesero. Soltanto le pupille, ora di un giallo squillante, non ritrovarono più il loro malinconico verde autunnale.
Questo è un estratto della storia del musicista Elias, raccontata dall’austriaco Robert Schneider. Un romanzo poetico quanto amaro, dedicato a uomini e donne di straordinario talento non conclamato, né riconosciuto per circostanze ambientali. Il racconto della sua vita non è che un triste bilancio di omissioni e mancanze: commesse da tutti coloro che pur intuendo il suo grande talento, lo lasciano deperire per indifferenza o pura stupidità, o per pura invidia. Peccato. Dotato di musicalità straordinaria e inaudita, ma vissuto in un lugubre e isolato villaggio delle Alpi austriache nei primi anni dell'Ottocento, non sapeva leggere una nota, ma sentiva la musica e le voci del mondo.
Robert Schneider è nato a Bregenz, in Austria, nel 1961. Dopo anni di studi musicali si è dedicato alla letteratura. I suoi romanzi sono pubblicati da Einaudi: Le voci del mondo (Premio Grinzane Cavour nel 1995), Maudi che camminava sull'aria, Cara signora America e Ombre.