Diane Harr arriva in Italia dagli USA nel 1999, trascorre a Roma 4 mesi e l’ama subitaneamente per come “s’intersecano le linee dei tetti”. Da allora vive qui gran parte dell’anno per dipingere la sua visione della città a intarsi colorati, di forme che salgono ritmicamente al cielo. Il suo lavoro nasce dalla semplificazione e dall’astrazione del disegno, prende forma con l’acquerello che blocca i colori e si concretizza con l’evocativa tempera. “Sono dentro al dipinto e ballo sulla superficie assecondando la corrente d’acquerello. Il dipinto mi dice la prossima cosa da fare, un colore indica il prossimo”. La Harr utilizza tutto, dai fili sui muri alle ombre, dalle antenne alle parabole satellitari, stravolge le forme per ricrearne di nuove affinché la composizione risulti un po’ instabile, imprevedibile e l’osservatore consideri ancora e ancora cosa guarda, ogni volta in modo diverso.