lunedì 14 dicembre 2009

IL SEGNO COME PAROLA

Tappo le orecchie. Silenzio e poi bzzz. Sento arrivare il lontano ronzio delle mie interne funzioni vitali. Allora penso che forse i sordi riconoscono tutti i suoni che provengono da dentro. Magari riescono a sentire distintamente il battito cardiaco, lo scorrere dei fluidi, il respiro e perché no, anche il rumore che fanno i pensieri. Si può comunicare silenziosamente, a volte è preferibile a inutili parole sempre più di circostanza che di sostanza. Lo si può fare con gli occhi, col corpo e la mimica facciale. I sordomuti (i segnanti) sostituiscono il tono della voce con l’espressione del viso: c’è un’espressione per le domande dirette, per gli imperativi... Comunicano con la lingua dei segni, compiuti con una o entrambe le mani, il movimento delle labbra e la postura. Il messaggio viene espresso con il corpo e percepito con la vista. I segni, a differenza dei gesti, hanno uno specifico significato codificato e assodato, come avviene per le parole, perciò nessuna possibilità di fraintendimento, nessun errore di comunicazione. E’ la certezza delle mani che supportano gli occhi che supportano la bocca che supporta questo elegante linguaggio. Ritmo ed eleganza non devono essere sfuggiti a Pina Bausch tanto da utilizzare la comunicazione del segno nei suoi spettacoli, ecco come…